

Pare che il nome Salubert derivi da "sal uvert" (sale aperto)
Essendo il primo centro abitato del versante italiano posto sulla via del sale era luogo di sosta e dogana del sale estratto in Francia nei pressi di Marsiglia, che attraverso il colle delle Traversette e il "pertuis du viso" a dorso di mulo veniva introdotto in Italia; questo prezioso alimento indispensabile per la vita era destinato a tutto il marchesato di Saluzzo. Salubert cambia veste in ogni stagione , Inverno, Primavera, Estate e Autunno mostrandosi così, come uno spettacolo sempre nuovo
La montagna addormentata .
Non un'orma sulla neve, chiuse le imposte dei casolari, gli alberi scuri e spogli, tenui i colori...

LA NOSTRA CHIESETTA
La chiesetta della Madonna della Neve è collocata su un rialzo lungo la vecchia e stretta mulattiera principale, che facilitava l'ingresso in Salubert, un tempo abitato tutto l'anno.
La mulattiera è stata sostituita negli anni '50 da una strada carrozzabile più in basso verso il Po.
Questa chiesa ha una storia che è iniziata 40 anni fa è stata fatta costruire nel 1970,sopra un antico pilone votivo, da Genre Vittoria (Cap) con l'aiuto del caro Don Luigi Destre e alcuni frazionisti; uniti dalla fede per la Madonna, dalla determinazione e dalla vivacità.
E' stata benedetta da Don Luigi Destre, su delega del Vescovo di Saluzzo Mons. Antonio Fustella, il 20 settembre del 1970.


La nostra chiesetta è aperta tutto il mese d'Agosto grazie alla buona volontà di alcuni frazionisti.
Tenuta in ordine, viene addobbata all'interno e ornata di fiori all'esterno.
Nel periodo estivo si celebrano alcune messe settimanali, secondo la disponibilità del Parroco.
La chiesetta dedicata alla Madonna della Neve al centro della borgata è stata sostenuta negli anni e oggi continua ad essere un simbolo per tutti noi.
Questo luogo è uno scrigno per tutti noi, per i nostri ragazzi, per la nostra comunità.
Racchiude i segreti di tutti, la fede di tutti e le speranze di tutti.Un intreccio forte con la fede, con i valori della tradizione cristiana.








Il crocifisso donato a tutte le famiglie della borgata dal nostro caro Don Luigi Destre, in occasione della benedizione delle case.

In occasione dell'Ostensione della Santa Sindone... piccole interviste e testimonianze in borgata su valore del Crocifisso nelle nostre case e nei luoghi pubblici.













_______________________________________________________________________________
Marisa Bessone dice ..........
Abbiamo chiesto ad una delle ultime nate in borgata, di raccontarci qualche aneddoto e condividere con noi i suoi ricordi di bambina prima di trasferirsi a Torino e lasciare un pezzo del suo cuore in questo luogo.
Sono nata a Salubert nel 1946 e molti miei ricordi sono legati alla neve: all’epoca ne veniva molta e non c’erano certo i mezzi che ci sono ora. Dopo le abbondanti nevicate notturne, al mattino si faceva la famosa “roida”, al suono di una trombetta militare di ottone ogni frazione chiamava a raccolta i propri uomini e con la pala si pulivano le strade; dai Salubert partiva il mio papà “Tumà d’Besun”, “Pin d’Bep”, “Giuan e Battista dle Guie”, “Richetu d’Peot” e “Giuanin d’Batisten”... tutto questo nel lontano 1951 quando io, l’unica bambina di Salubert, andavo a scuola alla frazione Serre, accompagnata fino all’acquedotto da mio nonno “Pinot d’Bessunot” e poi mi facevo coraggio alla vista del mio caro nonno “Miceu dle Masse” che mi riceveva nel “Cumbalot”, ma era tutto gelato e mi avevano insegnato a usare la cartella come slittino.
Ho frequentato solo la prima elementare nella scuola del Serre dopodichè mi sono trasferita a Torino, la mia maestra si chiamava Adelina Mobilia e la mia cartella di cartone mi era stata regalata per Natale insieme a tre mandarini e a una matita.
Dopo la scuola tornavo a casa e giocavo con la mia capretta “Bibitta” e la mia gallina alla quale avevo insegnato a salire le scale; avevamo anche un cane e un gatto.
Dal 1953 iniziò l’emigrazione delle famiglie di Salubert, chi a Torino, chi a Paesana o semplicemente nelle frazioni come Serre o Villa. Incominciò la costruzione della seggiovia, un nuovo stile di vita per gli abitanti: non si tagliò più il fieno nè l’arisa d’estate, non si seminarono più le patate men che meno la segale... tanti andarono in cielo come il mio adoratissimo nonno “Pinot d’Bessunot”; anche noi emigrammo a Torino, operai in fabbrica, sia papà che mamma, ma non ci fù estate senza noi che passavamo le ferie ai Salubert, non ci fu estate senza “Nuccio d’Peot” che con le sue mucche sostituì il taglio del fieno, le patate e la
segale, ora c’era il latte e il formaggio...
Ogni famiglia ha uno “Stranom” perchè molte persone hanno lo stesso cognome.
Ci fu anche chi volle finire i suoi giorni a Salubert e parlo di “Vittoria” e “Tumà del Cap”, per me indimenticabili.
Ora all’alba dei 60 anni torno sempre volentieri in questi posti che si sono arricchiti ancora di più con i ricordi del mio matrimonio, dei giochi dei miei bimbi da piccoli e delle mie vacanze estive in alta quota.
Presto cederò il passo alle mie care nipotine Nicole e Virginia.
Nel tempo quando gli abitanti erano poveri, questo luogo è riuscito a mettere insieme terra e cielo, fatica, lavoro, laboriosità, rispetto e amicizia, e tutti noi con questo esempio dobbiamo essere tenaci e proseguire su questa linea.
La nostra borgata quella che consegneremo ai nostri figli la dobbiamo conservare noi... Ricordiamoci!
Amicizia Rispetto Solidarietà e Altruismo sono i nostri valori.
Marisa